24 – Meditazione: “Guarire il bambino interiore”

23 min.

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In questa meditazione toccheremo ancora le sensibili corde del “bambino interiore” per contattare i traumi della tua infanzia e guarire gradualmente le radici emozionali della sofferenza.

Molto del dolore che proviamo da adulti, nasce infatti nei primi anni dell’infanzia, periodo in cui siamo estremamente aperti ad ogni suggestione e possiamo facilmente creare convinzioni limitanti in risposta agli eventi che viviamo. Queste convinzioni diventano poi inconsce, così che da adulti non siamo più consapevoli di avere quella credenza, ma essa continua comunque a farci interpretare il mondo in modo distorto, creando il circolo della sofferenza.

Un esempio potrebbe essere quello di un bambino che viene protetto eccessivamente dai propri genitori. Questo bambino potrebbe quindi creare la convinzione che il mondo sia pericoloso, e di conseguenza sviluppare un certo grado insicurezza.

Da adulto, pur non ricordandosi di tutti quei momenti in cui i genitori gli anno detto “stai attento, non fare questo, non andare lì, etc.” continuerà magari a sentirsi apprensivo verso ogni nuova esperienza. Se avrà dei figli, è facile che passerà a loro lo stesso bagaglio, mostrandosi apprensivo con loro e quindi rendendoli a  loro volta insicuri.

In questo modo le convinzioni limitanti e i blocchi emozionali vengono passati lungo la linea di sangue anche per diverse generazioni, ed ecco un altro motivo per cui è importantissimo scioglierli al fine di interrompere una catena di dolore e inconsapevolezza che potrebbe estendersi ben oltre la nostra storia personale.

Con la meditazione “Consolare il bambino interiore” hai imparato a contattare la coscienza della tua infanzia assumendo il ruolo dell’adulto consapevole, ma limitandoti a consolare quel bambino senza necessariamente cercare di guarire le radici del suo dolore.

Ora invece farai qualcosa di molto più profondo. Andare a smuovere i traumi dell’infanzia, specie se sono stati sepolti nell’inconscio: e questa può essere un’esperienza intensa che inizialmente porta a galla nuova sofferenza. Si potrebbero riaprire ferite dimenticate che però non si erano mai rimarginate bene.

Ecco perché ti suggerisco di effettuare questa meditazione solo quando senti di averne le forze. Non farla se sei nel pieno della sofferenza, a meno che tu non sia sotto la guida di un facilitatore esperto.

Facendo la meditazione da solo, il tuo sistema interno di solito saprà autoregolarsi permettendoti di vedere e sperimentare solo quanto sei in grado di trasformare. In altre parole ti lascerai di solito andare solo nella misura in cui ti senti al sicuro; ecco perché farsi guidare da un operatore esperto è più efficace: ti permette di lasciarti andare verso livelli estremamente profondi di te stesso. Tuttavia, meditare da soli è comunque molto utile, anche perché ti serve da allenamento per addentrarti con le tue forze in quelle profondità diventando sempre più il guaritore di te stesso.

Come continuare questa pratica

L’ideale è che tu ripeta più volte questa pratica. Vedrai che ogni volta potranno emergere più dettagli delle tue esperienze. Potranno addirittura emergere memorie che non credevi di avere, oppure potrai tornare indietro fino al momento della nascita o della vita intrauterina. Qualcuno rivive addirittura le proprie “vite passate” (anche se è più facile che questo accada quando si è guidati da un operatore).

In generale, quando porti la memoria oltre ciò che la mente considera ragionevole, questa potrà fare resistenza insinuandoti il dubbio che si tratti solo di fantasia.
Ciò che vorrei tu comprendessi bene però, è che non ha alcuna importanza se si tratti di immaginazione o realtà. L’importante sono le cariche emozionali che puoi smuovere. Se ricordare il dolore della tua nascita ti aiutasse a comprendere la sofferenza del tuo presente, che importa che si tratti di un vissuto reale? Così come se il ricordare una vita in cui sei stato sepolto vivo ti aiutasse a guarire la tua attuale claustrofobia, che importa che si tratti di immaginazione?

Molti esperimenti che sono stati fatti sul tema della reincarnazione (specialmente quelli su bambini che ricordavano esattamente il luogo e le circostanze della propria morte, e che dunque fornivano elementi verificabili), hanno provato che si tratta di esperienze reali.

Personalmente, quando ho vissuto in prima persona il ricordo di altre vite o di esperienze intrauterine, ho avuto l’impressione che ci fosse un misto di ricordo e immaginazione, dove la mia fantasia legava insieme frammenti di ricordo per farne un’esperienza coerente. Anche in questo caso, l’importante per me era lasciare emergere la radice emozionale e guarirla, e questo mix di immaginazione e ricordo era molto efficace a questo scopo.

Ecco dunque come puoi risolvere la cosa se la tua mente razionale opponesse resistenza all’atto di ricordare: focalizzati sul risultato che vuoi ottenere e non preoccuparti più di tanto di come riuscirai ad ottenerlo.

Ripetendo la pratica di rivivere i traumi dell’infanzia, riuscirai poi sempre meglio a capire quali sono quelle poche radici emozionali che li hanno generati tutti.
Ciò che ti consiglio di fare, quando provi un dolore emozionale nel tuo presente, è di tornare con la memoria alla tua infanzia ritrovando le radici di quello stesso dolore. Spesso noterai che è qualcosa che si è originato lì per poi ripetersi più volte nell’arco della tua vita.
Una volta identificato il momento in cui da bambino hai vissuto l’origine di quella sofferenza, fai sentire al bambino la tua presenza, consolalo e guarisci come hai già appreso a fare con le altre pratiche che ti ho proposto.

Più fai questo, più il tuo bambino si aprirà ti permettendoti di vedere altre memorie che erano sepolte, raggiungendo strati sempre più profondi.
Tutto questo che ho descritto è un processo che richiede pazienza e dedizione, non pensare di poterlo svolgere in pochi giorni. Il tuo bambino, proprio come un piccolo animale indifeso e diffidente, ha bisogno di imparare che può fidarsi di te, così da aprirsi e diventare lui stesso disponibile alla guarigione.

Usa ogni momento di sofferenza nel presente come “scusa” per contattare il tuo bambino ed esplorare con la memoria i suoi vissuti. Ecco un altro modo straordinario di usare il proprio dolore emozionale per accelerare il cammino evolutivo: fare quanto ho appena descritto è una scorciatoia assicurata verso il risveglio della coscienza perché al sofferenza funge da bussola permettendoti di vedere e trasformare in modo estremamente preciso ed efficace.

Questa è l'ultima lezione :-)


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