
Il sottile impulso del Vero
Talvolta avverto come un impulso estremamente sottile, che mi spinge a fare qualcosa. Non sono cose strane: sono cose tipo “gira a destra”, “guarda in alto”, “esci e prendi la macchina”, “siediti”, e così via. All’inizio non distinguevo bene questo impulso da tanti altri, ma poi ho iniziato a sentire che aveva una voce diversa, incredibilmente sottile, quasi impercettibile.
Qualche giorno fa stavo lavorando al computer in casa, quando ho sentito attraversarmi la mente l’impulso, e diceva: “nel pomeriggio andrai a passeggiare in montagna”. E così dopo pranzo ho preso l’automobile e ho iniziato a salire sulle colline di fronte a casa mia, ad un certo punto, mentre guidavo, ho visto una strada lastricata con la coda dell’occhio, che si apriva e penetrava nel bosco. Ho proseguito, oltrepassando diverse altre strade e sentieri che si aprivano a destra e a sinistra, ma ad un certo punto non ce l’ho più fatta, ho dovuto fare inversione e tornare a quella prima strada lastricata, parcheggiare l’auto ed avviarmi a piedi.
Per qualche minuto ho percepito le cose in modo estremamente vivido e chiaro, senza bisogno di pensare. L’unico modo che ho di spiegare questa sensazione è che è simile a quello che si prova quando si sta sognando e all’improvviso ci si accorge di farlo, tutto diventa incredibilmente più vivido e reale, le cose hanno più consistenza, i colori sono più accesi, il pensiero non interferisce quasi più con la percezione pura.
Ho continuato a camminare, faceva molto caldo e la strada saliva, ho sentito che il tono dell’energia calava rapidamente, riportandomi da quello stato di leggerezza e chiarezza ad uno in cui predominavano la stanchezza e la confusione. Ad ogni bivio che incontravo però sapevo esattamente dove dirigermi, era proprio come se la strada giusta mi facesse l’occhiolino indicandomi sé stessa, e questo mi è sembrato incredibilmente buffo. Piano piano sono penetrato in un castagneto, ero molto stanco e sentivo sempre più sete, ho chiuso gli occhi, desiderando intensamente qualcosa che sentivo stranamente essere già presente, e quando li ho riaperti ho visto un puntino rosso che faceva capolino da una foglia di fronte ai miei piedi. L’intero prato sotto i castagni era disseminato di fragoline di bosco, piccoli puntini rossi, e dovunque mi giravo li vedevo fare capolino, come se il resto della scena fosse scomparso, vedevo solo le fragole.
Ne ho raccolte una manciata e mi sono seduto, mettendomele in bocca lentamente e facendole sciogliere contro il palato una dopo l’altra. Una sensazione di grande benessere si è diffusa in me, era come se sempre di più la realtà somigliasse ad un sogno, e mi sono accorto che le mie labbra erano tese in una sorta di sorriso fisso, probabilmente da diversi minuti.
Sono uscito dal castagneto e ho attraversato diversi spiazzi deserti in cui sorgevano varie casupole abusive, con le pergole cascanti e i tavolini fuori dalla porta. C’erano alberi da frutto e piccole aiuole di fiori. Mi sono accorto con gioia, mentre camminavo, che ero fuori di me. Mi trovavo in uno stato così intensamente sereno da risultarmi quasi irriconoscibile. Percepivo una forza immensa e calma tutto intorno a me, ed ogni cosa che incontravo, qualsiasi elemento del paesaggio, era esattamente come doveva essere.
Ho continuato a camminare quasi privo di pensieri, con quel sorriso stampato che anche volendo non riuscivo a controllare, e ad un certo punto ho avvertito un pensiero attraversarmi, qualcosa del tipo “in questo stato potrei desiderare qualsiasi cosa ed ottenerlo”. Istantaneamente ho sentito l’energia che cambiava dentro di me, la leggerezza si sgonfiava e ricominciavo a sentire il peso delle gambe, i pensieri si rimettevano in moto. Quel pensiero conteneva per me qualcosa che mi legava di nuovo alla pesantezza, e aveva stimolato in modo istantaneo il mutare del mio stato di coscienza.
Anche se avevo identificato quel pensiero, per qualche motivo sentivo che non mi era possibile recuperare lo stato di prima, si era ormai esaurito. In quel momento ho pensato alla mia esistenza come ad un onda continua di stati che si alternano, al calare e al sollevarsi del tono dell’energia come alla risacca su una spiaggia. In qualche modo ho accettato la necessità di questo fluire, leggerezza e pesantezza, sentire e pensare, e mentre tornavo alla macchina ho sentito tutto il mio bagaglio di fissazioni e pensieri ricorrenti che tornava a farmi lo sgambetto, ma ormai lo riconoscevo, e per un istante l’ho osservato divertito, pensando che forse non si aspettava di essere visto.
Autore: Niccolò Angeli
