Il Salto

Salento, estate del 2002. Sul limite estremo di uno spuntone di roccia, a picco sul mare, osservo il profilo dei miei piedi che si delinea contro la vasta, cangiante massa turchese, diversi metri sotto di me. La voglia di avventura spinge, sotto il mio plesso solare, e si scontra con il corpo rigido delle mie paure. Tra questi due enti si instaura una danza flessuosa, un elastico moto di andata e ritorno.

Intorno a me, c’è chi mi scivola affianco e si lascia andare a quella vertigine, ed al richiamo sensuale della gravità, tra le onde in moto perpetuo. Qualcuno è sicuro di sé, gioioso… qualcun altro ostenta confidenza e menefreghismo. C’è chi osserva da lontano, sotto la spelonca, con le mani sui fianchi e un accenno di sorriso sul volto.

L’attrazione del salto ci unisce tutti, ma quel misto di fascino e paura suscita in noi reazioni diverse. Ognuno esorcizza i propri fantasmi a modo suo, perché ognuno è maestro di se stesso.

Quel salto poi l’ho fatto. Ed in quel interregno aereo che sta fra terra ed acqua, in quel viaggio breve ed infinito, mi ritrovo trasportata nel presente.

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Oggi, come quel giorno, ho abbandonato la mia vecchia identità su quello spuntone di roccia. Saltare questa volta mi è costato proprio tanto, tanto da generarmi un forte senso di impotenza, e mille giudizi. Quella danza fra il vecchio ed il nuovo mi ha chiesto di esprimersi a lungo, di esibirsi davanti a me in ogni suo dettaglio… Ma perché ad un certo punto si salta?

Forse perché è arrivato il fatidico momento giusto? Può darsi, e per molto tempo, nella mia esitazione, mi sono chiesta che cosa fosse il momento giusto, e se l’avrei saputo riconoscere.

Confesso che, fino al momento prima di saltare, credevo che il momento giusto fosse l’addizione di una serie di circostanze, che dovevo saper generare e comporre sapientemente, giocando con le velature, come un novello Rembrandt davanti alla sua tela. Ho dipinto infiniti scenari nella mia mente, inesauste variazioni sul tema di quest’opera, di cui sapevo soltanto che io ero la protagonista.

Ma la verità che ho trovato poi, è un’altra.

Il momento del salto è semplicemente quello in cui hai accumulato talmente tanta energia a favore del cambiamento, che la spinta propulsiva di questa energia ti porta oltre. Sfonda quel corpo rigido delle tue paure, quasi tuo malgrado. Un moto naturale ed imperfetto, ma irresistibile. Nessun eroismo, nessuno sforzo volitivo. Solo un accecante bagliore di verità, così intenso da non poter essere negato. Un semplice, spontaneo lasciarsi andare alle forze della vita. Qualcuno potrebbe pensare che si tratti di coraggio. Ma non è questo il punto, né il segreto del grande salto. Si tratta solo di riconoscere ciò che è.

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Mentre ti lasci andare nel vuoto i frammenti delle tue angosce saltano giù assieme a te, ed il passato ti chiama dal punto in cui hai spiccato il volo. Fa male, e fa paura, come ogni volta che cambiamo pelle. Anche se hai desiderato intensamente questo momento, la malinconia per ciò che è concluso, per ciò che hai lasciato alle tue spalle ti viene a cercare, e ti accarezza con le sue dita lunghe e diafane. Perché la vita è stupenda anche nei momenti più oscuri. Mostruosamente meravigliosa… Ma il processo che hai attivato è inarrestabile, e poco per volta scivolerai via da quell’abbraccio che disperatamente ti trattiene, ma al quale non appartieni più.

Ora sono in caduta libera, non più creatura di terra, non ancora sirena… Mi rilasso, come posso, nelle mie incertezze, mentre osservo la realtà che si trasforma in nuove configurazioni tutto intorno. E sento che l’Universo si modifica, per fare spazio alla nuova Me ed alle sue visioni. Accogliente e caldo come solo lui sa essere.

Tutto là fuori precipita, ma una calma sontuosa giace sotto le increspature effimere delle mie emozioni. Una sola parola abita questo ambiente di imperturbabile silenzio… Fiducia.

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Queste parole sono dedicate a tutti coloro che cercano il cambiamento, ed in particolare alle donne che desiderano uscire da una relazione d’abuso.

Autore: Benedetta
Benedetta
Considero me stessa come un sistema in continua evoluzione; la mia spiritualità si esprime attraverso pratiche corporee di meditazione e usando la scrittura come strumento di indagine e di viaggio.Foto di Giorgia Salinitro

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