Scopriamo i nostri talenti

Anche se per alcuni il talento è solo un mito, o meglio il risultato di un impegno, in realtà tutti possediamo abilità naturali innate. Se non ne siamo certi o se addirittura non sappiamo quali siano le nostre, ciò è dovuto alle influenze o ai condizionamenti che abbiamo ricevuto

di Francesco Martelli – Fonte: KarmaNews.it

Esiste o non esiste il talento? Io credo proprio di sì e sono convinto che dovremmo conoscere bene e sfruttare il nostro. Tutti ne abbiamo: possediamo abilità naturali innate, di qualche tipo.LEONARDO Se non ne siamo certi o se addirittura non sappiamo quali siano le nostre, ciò è dovuto alle influenze o ai condizionamenti che abbiamo ricevuto. Carl Gustav Jung sosteneva che “il maggiore privilegio, in una vita, è diventare chi siamo veramente”. In effetti esprimere il talento significa riuscire a essere davvero se stessi.

Moltissime persone credono di non averne, ma è un vero peccato. Se pensiamo che il talento sia un dono riservato ai grandissimi, come Einstein, Leonardo, Steve Jobs, Pelé, ci sarà difficile pensare di possederne anche noi. Ma se invece definiamo i talenti come le abilità naturali che distinguono e caratterizzano ogni individuo, scopriremo che tutti siamo portati e appassionati per fare qualcosa, che ci riesce naturalmente bene e ci riempie di energia e di gioia. Potrebbe essere una capacità intellettuale, oppure manuale, o artistica, o sportiva: tutti ne possediamo qualcuna. È sotto i nostri occhi eppure rischiamo di non accorgercene. Sono quelle abilità che, a parità di condizioni, ci permettono di riuscire molto meglio e più facilmente di altri, senza sforzo, in qualcosa.

Due scuole di pensiero: c’è chi crede che tutti siano dotati…

Su questo tema esistono due scuole di pensiero contrapposte. La prima ha origini antichissime ed accomuna diverse tradizioni filosofiche, orientali e occidentali. Secondo Platone, uno dei primi esponenti di questa teoria, lo scopo della vita umana è proprio scoprire il proprio talento (il nostro dàimon) e riuscire a realizzarlo. Secondo il grande filosofo ateniese ogni anima sceglie di incarnarsi per un motivo ben preciso e con un progetto di vita, o destino. Ma al momento della nascita dimentichiamo quale sia il nostro scopo. Quindi la nostra vita prende senso nel divenire un viaggio di scoperta e di realizzazione della nostra vera essenza.

il-codice-anima-hillmanJames Hillmann nel suo libro Il codice dell’Anima reinterpreta quest’idea con la sua celebre “teoria della ghianda”. Hillmann afferma che noi siamo proprio come un seme particolare e pertanto potremo dar vita solo a un ben preciso albero, o pianta. Da una ghianda infatti non può che nascere una quercia, come un seme di girasole non può che generare proprio quel fiore. Ogni individuo ha un’impronta di nascita, o un destino dell’anima, un progetto di vita che va assolutamente assecondato e realizzato. La nostra individualità ci condurrà a diventare un particolare esemplare di quella quercia o girasole, assolutamente unico e speciale. Alcuni nascono con un talento specifico, come quello di un cuoco per cucinare, dell’insegnante per insegnare, del medico per curare, del cantante per cantare o del calciatore per questo sport. Altri invece possiedono talenti polivalenti, intellettuali o manuali, perciò possono riuscire bene in più di una attività. Lo si vede spesso sia a proposito dei talenti intellettuali che quelli manuali. Paradossalmente queste persone più fortunate di altre in molti casi non credono di avere nessun particolare talento, perché è facile per loro fare piuttosto bene diverse cose.

… e chi crede che il talento non esista

La seconda scuola di pensiero, che è contemporanea, sostiene invece che il talento non esista. Afferma che non abbiamo prove certe del fatto che chi noi consideriamo un talento naturale abbia effettivamente qualcosa di speciale. In realtà si tratterebbe solo di persone molto determinate che si sono impegnate intensamente per tutta la vita in qualcosa, arrivando a raggiungere livelli eccellenti. Mozart, Walt Disney, Michelangelo, Shakespeare e tutti gli altri geni immortali non avrebbero, secondo questi autori, nulla di diverso da noi. Il talento sarebbe solo un mito.

chitarra

Per alcuni il talento è un mito, o meglio il risultato di impegno.

Daniel Coyle e Geoff Colvin, i principali esponenti di queste tesi, pur portando spunti e argomenti interessanti non convincono affatto. Non riescono a rispondere ad una semplice domanda: perché uno si sente spinto a diventare uno scrittore come Stephen King o Umberto Eco e non invece un meccanico, un pompiere, un maratoneta o un pittore?

Dipende chiaramente, a mio parere, dal suo “seme”, dalla sua impronta dell’anima, come sostenevano Platone, Jung, Hillmann. Non credo affatto che chiunque possa sviluppare qualsiasi abilità a scelta fino a livelli eccellenti. Non tutti possiamo riuscire a diventare con un semplice atto di volontà un Mandela, un Maradona, una Levi Montalcini o una Giovanna D’arco.

Joel Guillon, autore contemporaneo, aggira questo dibattito e sposta l’attenzione sull’“Area di Eccellenza” che tutti abbiamo, cioè sull’insieme delle abilità speciali che caratterizzano ogni persona che, a parità di condizioni, ci permettono di riuscire molto facilmente e bene in qualcosa. Sappiamo bene che tutti, come rovescio della medaglia, riusciamo peggio di altri in determinate attività. Anche chi è molto talentuoso ha i suoi punti deboli. Per aiutare i miei clienti a esplorare il loro talento, spesso rivolgo queste domande: «Tu sai quali sono i tuoi talenti, qual è la tua Area di Eccellenza? E per che cosa sei poco portato?».

Impegnarsi in ciò che appassiona

passionIo credo fermamente che dovremmo per lo meno tentare, prima che sia troppo tardi, di esprimere tutte le nostre potenzialità. Se tutti lo facessero avremmo una società dove vedremmo più spesso le persone giuste al posto giusto e ognuno farebbe, nel lavoro e nella vita, ciò che gli riesce bene e che lo appassiona. Invece da anni mi capita di incontrare moltissime persone insoddisfatte perché non vivono la vita che vorrebbero. Non l’hanno realizzata per colpa di particolari eventi o per via delle pressioni e dei condizionamenti che li hanno fatti deviare, facendoli allontanare dai loro interessi, abilità e passioni: i principali ostacoli che tendono ad offuscare o addirittura spegnere i talenti sono infatti i condizionamenti familiari, sociali o culturali.

Il lavoro di uno Skill Coach come me, un professionista che aiuta ad esprimere se stessi, consiste in buona parte proprio nell’aiutare a debellare i condizionamenti ricevuti e i blocchi che ne derivano. Voglio porre quindi un’altra domanda. «Se anche tu riconosci di aver subito influenze che ti hanno allontanato dai tuoi talenti, poi che cosa hai deciso di fare a questo riguardo?».

Molto spesso le influenze esterne vengono dimenticate e interiorizzate, così i dubbi e le convinzioni che ci limitano li diamo per scontati come se fossero idee nostre. In casi simili è veramente opportuno ricevere un aiuto professionale mirato, perché ovviamente bisogna essere obiettivi e capire se veramente abbiamo un talento oppure un altro. Al di là di ciò che noi pensiamo, le nostre abilità caratteristiche sono effettivamente comprovate da fatti reali e da risultati concreti, che altre persone possono confermare: specialmente chi ci conosce bene, come amici o colleghi. Capita che gli altri possano obiettivamente vedere meglio di noi le qualità eccellenti che abbiamo, mentre a noi potrebbero sembrare niente di speciale.

dubbiPotremmo benissimo aver vissuto finora senza aver espresso i talenti. Ma di tanto in tanto la vita ci spinge a domandarci quanto siamo realizzati e felici, o se invece siamo scarichi, demotivati o depressi, perché non viviamo come vorremmo. I momenti di crisi colpiscono tutti periodicamente, a volte per motivi apparentemente fortuiti, come la fine di una relazione, una malattia, un lutto, un trasferimento in un’altra città o la perdita del lavoro. Altre volte semplicemente perché ci interroghiamo, facciamo un bilancio della nostra esistenza. Questi momenti tendono a presentarsi periodicamente, anche quando raggiungiamo certe età. In molti, intorno ai trent’anni, ai quaranta, ai cinquanta, ai sessanta, si ritrovano a fare queste riflessioni e frequentemente a cercare di dare una svolta. Anche perché lo stress e la frustrazione di scoprire di essere insoddisfatti a livello esistenziale può arrivare a provocare gravi disagi, come addirittura disturbi e malattie psicosomatiche. Dunque meglio evitare di sottovalutare, se li sentiamo, i sintomi di una continua insoddisfazione.

Dunque, perché esplorare il talento?

Chi già conosce bene il proprio può rafforzarlo e sfruttarlo meglio. Chi invece lo ignora, oppure ne dubita, potrebbe dare una vera svolta alla sua vita. Chi ha figli, nipoti, amici o parenti, di fronte a scelte importanti riguardo gli studi, il lavoro o la carriera, può facilmente comprendere come questa consapevolezza li aiuterà a prendere le decisioni giuste. SALTO DIMENSIONALESarebbe bene cercare di costruire il proprio futuro incentrandolo sull’espressione del suo talento. Per farlo conviene seguire passi e procedure ben precise: infatti ispirazione, intuizioni e desideri vanno compensati con la necessaria concretezza e senso pratico, cioè la necessità di rispondere alle esigenze materiali.

Non tutti devono per forza svolgere un lavoro basato sul talento, anche se sarebbe bellissimo. Per diversi motivi può mancare la possibilità o il coraggio di farlo. Ma è indispensabile esprimerlo almeno nel tempo libero, come hobby o passione. Questo può riportare equilibrio, energia e soddisfazione nella vita di uno che chi si trova costretto a dover svolgere un lavoro che non fa per lui. Di sicuro esprimere il talento rende più vitali, energici, entusiasti e soddisfatti, nonostante le inevitabili difficoltà della vita, di chi invece ci ha rinunciato. E non è mai troppo tardi: c’è chi ce l’ha fatta solo dopo essere andato in pensione, scoprendo una seconda giovinezza. Alcuni ci riescono piuttosto facilmente, mentre per altri è necessario un aiuto, proprio come a certe persone è necessario il supporto di un personal trainer per fare attività motoria con costanza e risultati. Lo strumento dello Skill Coach sono le domande mirate che aiutano a pensare, a chiarirsi le idee, a trovare soluzioni e risorse al proprio interno.

Per saperne di più

Francesco Martelli “Scopri il tuo talento” – Ed. Tecniche Nuove.

Autore: Karmanews.it
Karmanews.it
KarmaNews.it è un magazine online di informazione alternativa attivo dal 2013 e diretto da Manuela Pompas.Questo articolo è stato ripubblicato con licenza Creative Commons BY-NC-SA 3.0 IT.

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