circa 2 anni fa
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#2422
Ciao a entrambe e scusate per il ritardo nella risposta!
Sì i bambini in generale ed i nostri figli in particolare ci fanno sentire molto noi stessi per certi versi, proprio perché sono creature prive di filtri ed autentiche.
Quando parlo di maschera tuttavia a me viene da distinguere tra due cose ben diverse, o meglio tra due diversi aspetti della stessa maschera: una è la componente sociale, di cui ha parlato Laura nel suo scritto, ovvero di quella serie di atteggiamenti che più o meno consciamente mettiamo in atto quando vogliamo renderci accettabili ed amati dagli altri. Questa parte della maschera, che è forse più esterna ed evidente, possiamo più facilmente metterla via quando siamo con persone che ci conoscono bene e ci amano profondamente.
C'è tuttavia secondo me un'altra parte della maschera che è più sottile e di cui è meno facile rendersi conto e liberarsi. Questa maschera si forma attraverso tutte le nostre esperienze di vita, le nostre ferite, ed il tentativo di proteggerci e trovare una risposta alle nostre ansie.
Diciamo che ha più a che vedere con quello che potremmo chiamare il carattere, oppure l'ego.
Attraverso il lavoro su noi stessi possiamo imparare a vedere questa maschera in azione, notare tutte le sue reazioni e le sue difese, imparando piano piano ad insinuarci nelle sue crepe.
Nella mia esperienza però, e in quella della maggior parte delle persone, si tratta di un lavoro lungo e minuzioso, di uno sfogliare la maschera strato dopo strato piuttosto che di calarsela in un sol colpo.
Anche questa maschera fa prurito, certo: ce ne possiamo accorgere tutte le volte che agiamo in modo compulsivo e che ricorriamo a qualche distrazione per placare la nostra angoscia esistenziale.
Le forme di distrazione che ci concediamo possono essere le più svariate: dal guardare la televisione ed i social, al cibo, al ricorrere alle nostre pratiche spirituali preferite.
Ovviamente nessuna di queste cose è sbagliata in sé, dipende tutto dal come facciamo le cose, dal perché le facciamo.
Personalmente spesso mi sono resa conto che magari ricorrevo alle carte oracolari, allo yoga o a cose simili solo perché volevo placare un'inquietudine interiore, perché volevo ritrovare la calma.
Ma in realtà stavo solo fuggendo dalla mia angoscia, quindi quella calma che ritrovavo era solo una "copertura" ed il problema era rimasto lì, coperto da strati di incenso e di Om.
L'unica cosa da fare, quando sentiamo l'impulso irresistibile a fare qualcosa, è fermarci un secondo, ascoltarci e cercare di sentire come ci sentiamo.
E stare con noi stessi, qualunque cosa significhi.
Solo così possiamo, piano piano, scalfire la maschera.
Un abbraccio
Sì i bambini in generale ed i nostri figli in particolare ci fanno sentire molto noi stessi per certi versi, proprio perché sono creature prive di filtri ed autentiche.
Quando parlo di maschera tuttavia a me viene da distinguere tra due cose ben diverse, o meglio tra due diversi aspetti della stessa maschera: una è la componente sociale, di cui ha parlato Laura nel suo scritto, ovvero di quella serie di atteggiamenti che più o meno consciamente mettiamo in atto quando vogliamo renderci accettabili ed amati dagli altri. Questa parte della maschera, che è forse più esterna ed evidente, possiamo più facilmente metterla via quando siamo con persone che ci conoscono bene e ci amano profondamente.
C'è tuttavia secondo me un'altra parte della maschera che è più sottile e di cui è meno facile rendersi conto e liberarsi. Questa maschera si forma attraverso tutte le nostre esperienze di vita, le nostre ferite, ed il tentativo di proteggerci e trovare una risposta alle nostre ansie.
Diciamo che ha più a che vedere con quello che potremmo chiamare il carattere, oppure l'ego.
Attraverso il lavoro su noi stessi possiamo imparare a vedere questa maschera in azione, notare tutte le sue reazioni e le sue difese, imparando piano piano ad insinuarci nelle sue crepe.
Nella mia esperienza però, e in quella della maggior parte delle persone, si tratta di un lavoro lungo e minuzioso, di uno sfogliare la maschera strato dopo strato piuttosto che di calarsela in un sol colpo.
Anche questa maschera fa prurito, certo: ce ne possiamo accorgere tutte le volte che agiamo in modo compulsivo e che ricorriamo a qualche distrazione per placare la nostra angoscia esistenziale.
Le forme di distrazione che ci concediamo possono essere le più svariate: dal guardare la televisione ed i social, al cibo, al ricorrere alle nostre pratiche spirituali preferite.
Ovviamente nessuna di queste cose è sbagliata in sé, dipende tutto dal come facciamo le cose, dal perché le facciamo.
Personalmente spesso mi sono resa conto che magari ricorrevo alle carte oracolari, allo yoga o a cose simili solo perché volevo placare un'inquietudine interiore, perché volevo ritrovare la calma.
Ma in realtà stavo solo fuggendo dalla mia angoscia, quindi quella calma che ritrovavo era solo una "copertura" ed il problema era rimasto lì, coperto da strati di incenso e di Om.
L'unica cosa da fare, quando sentiamo l'impulso irresistibile a fare qualcosa, è fermarci un secondo, ascoltarci e cercare di sentire come ci sentiamo.
E stare con noi stessi, qualunque cosa significhi.
Solo così possiamo, piano piano, scalfire la maschera.
Un abbraccio
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