Ciao,
ho messo il tuo post come una nuova discussione in quanto penso potrà essere utile a molti.
Quello che stai vivendo è molto importante, ti ringrazio di cuore per condividerlo qui... perchè uno dei motivi principali per cui si resta impantanati nella proprio sofferenza è proprio il tenerla nascosta, o il credere di essere sbagliati poichè si sta male, senza rendersi conto che in realtà condividiamo quelle stesse dinamiche con moltissime altre persone, solo che ognuno le vive dietro il chiuso della propria porta.
Prima di tutto continua a renderti consapevole, come stai già facendo, che ti trovi in un processo di "aratura" interiore, inevitabilmente fastidioso, doloroso, ma anche estremamente fertile.
Ad esempio, non vivere il fatto di non essere partito per la tua esperienza come un fallimento. In questo momento stai testando la tua resistenza, ed essa è proprio come un organismo che cerca di sopravvivere ribellandosi al movimento di cambiamento che hai avviato. Questi test ti mostrano meglio qual'è il limite su cui puoi muoverti ora, devi identificare quel limite in cui la tua resistenza (nel tuo caso l'ansia) non si attiva al punto da bloccarti.
Magari si tratta di impegnarsi in qualcosa di più semplice, che non comporta mettersi in viaggio, fare programmi, incontrare una grande quantità di persone.
Ricorda, il cambiamento appare difficile solo quando ti poni obiettivi che ti sembrano irraggiungibili... è perché ci creiamo dei limiti immaginari e con essi definiamo noi stessi rispetto al mondo. Rispetta questi limiti immaginari senza forzarli troppo ma allo stesso tempo gioca a sfidarli un poco continuamente.
Ti faccio un esempio terra terra, ma che chiarisce il concetto.
Quando vivevo crisi di fobia sociale cercavo sempre di camminare per strada senza incontrare nessuno. Se vedevo qualcuno, mi fermavo o cambiavo strada. E ogni volta che lo facevo, la mia paura aumentava.
Allora ho cominciato a giocare. Immaginavo di essere un guerriero che camminava in una terra straniera. Ogni persona che si profilava all'orizzonte era un personaggio di questo mondo, ognuno rappresentava una sfida per il guerriero, alcuni erano mostri, streghe, o pericolosi assassini.
Ma io ero un guerriero: raddrizzavo la schiena, tiravo il petto in fuori, guardavo dritto davanti a me e camminavo verso la persona... giocando a fare la parte del condottiero che affronta i propri mostri.
Ogni persona di cui riuscivo a sostenere lo sguardo in questo modo era una vittoria, ogni volta percepivo chiaramente di aver recuperato una goccia di energia da quell'incontro.
Accumulando energia in questo modo ho avuto poi abbastanza energia da parlare con le persone, sempre giocando a fare il guerriero. Di lì, ho imparato a parlare a piccoli gruppi, e infine a tenere conferenze di fronte a una sala piena.
Sento ancora la paura, ma ora posso tirare fuori il mio guerriero e immaginare che sia tutto uno spettacolo di fantasia.
La chiave è spostare i propri limiti gradualmente, giocando con essi e persino divertendosi in questo gioco.
La psiche on le sue ombre e luci è un luogo molto interessante da esplorare...
Quando riesci a gestire questi momenti ne esci rinforzata ma quando ti sorprende di nuovo cadi nuovamente e ti senti in balia di questo pensiero che ti inchioda...le domande sono sempre le stesse "se ti succederà qualcosa come gestirai quel momento"
Anche qui hai toccato una chiave fondamentale. Ci sono due diversi approcci per questo, puoi rinforzare la tua personalità, il tuo ego, così da farti crescere una pelle molto dura. Oppure puoi gettare la spugna e affidarti completamente al divino.
Io ho praticato e pratico questa seconda via, perchè la ritengo più utile al mio risveglio (e anche devo dire perchè sono abbastanza pigro!).
Imparare a gestire consapevolmente le proprie crisi quindi è solo una parte del processo, un'altra parte, quando la crisi coglie di sorpresa ed è intensa e totalizzante, è quella di smettere completamente di agire e offrirsi totalmente al divino.
Durante alcune intense crisi di depressione, usavo stendermi semplicemente sulla terra nuda e dire "ecco, lascio fare tutto a te..." potevo restare per ore in quella posizione, esprimendo anche a voce il mio malessere... è una modalità che ha sempre funzionato per me. Ti faccio questo esempio solo per farti percepire meglio il concetto di "gettare la spugna", non si tratta di smettere di lavorare per la propria trasformazione, è piuttosto un affidarsi a chi quel lavoro può farlo più rapidamente.
Ora mi fermo, non vorrei troppo prendere la tangente, hai ricevuto già tanti spunti preziosi da Gauri e da me, bisogna che ne scegli qualcuno da portare nella pratica... aggiornaci su cosa funziona per te!
Abbraccio