
Un seme per cambiare il mondo
“Più che un ecovillaggio, la nostra comunità lavora sulla crescita personale”, afferma il fondatore, Umberto Carmignani. “L’idea è quella di proporre un nuovo modello fondato sull’amore e sulla consapevolezza, capace di usare le risorse in maniera rispettosa nei confronti dell’ambiente e di tutti gli esseri viventi”
di Manuela Pompas – Fonte: KarmaNews.it
Già arrivando a Passo Ripe, sopra Senigallia, senti che qui, tra le colline marchigiane, si respira un’aria diversa. Forse perché arrivo da Milano dove l’aria – e la vita – è avvelenata. Da lontano è una casa tra le altre: poi vedo il cartello, l’ingresso, un’aria di allegria.
La sede principale della comunità “Città della Luce” è una grande costruzione in mezzo al verde (in realtà un castello restaurato), con una cucina, delle sale e soprattutto un salone, il Tempio, dove troneggiano dei bellissimi Buddha e una grande aquila, simbolo dello spirito: qui si tengono i seminari, soprattutto di Reiki, Costellazioni Familiari, gruppi di crescita. Ci sono altre due sedi, una a Roma e una a Turbigo (Novara), ed altre “partner” a Bologna, Pisa, Siracusa, Porto san Giorgio. Più che un ecovillaggio è una comunità, che lavora per la crescita individuale e collettiva. Un seme gettato in un terra sempre più fertile, di anime che lavorano per un mondo migliore.
Come entro mi accoglie un bel Buddha, simbolo del Sutra del cuore, di cui ci parlerà il fondatore, Umberto Carmignani, 51 anni, di Genova, già attore al Piccolo Teatro di Milano con Strehler. “Ho avuto la fortuna di lavorare con grandi insegnanti, come Ian McKellen, grande interprete shakespeariano, noto al grande pubblico per il suo ruolo di Gandaf ne Il Signore degli anelli. Poi un blocco in gola ha stravolto la mia vita. Mi sono curato con il Reiki e nel giro di pochi mesi, tirando fuori il dolore della mia vita, facendo un bel percorso di guarigione, ma soprattutto di crescita, scaricando le mie emozioni, scoprendo me stesso, sono guarito. Quando sono guarito, ho capito che il Reiki è stata la chiamata, era la mia vita. Da lì è iniziato tutto”.
Come è nata l’idea di una comunità?
“Tutto è iniziato nel ’96, quando con Silvio e Giovanna (che sono ancora con me) e una decina di persone abbiamo fondato il Centro Reiki. Inoltre abbiamo deciso di vivere insieme prima a Genova e poi a Milano, condividendo i principi del Reiki: rispetto, consapevolezza, amore, cooperazione, solidarietà.
Abbiamo imparato a condividere un percorso, seguendo un ideale, con grandi risultati di guarigione, ma soprattutto di qualità della vita, seguendo una filosofia che sembrava quasi una religione (in realtà è una pratica). Abbiamo integrato tante tecniche, la meditazione, il lavoro sui chakra, il bambino interiore, le costellazioni familiari e soprattutto il Sutra del cuore, che è alla base del Reiki (su queste tematiche adesso facciamo corsi anche di formazione in tutta Italia). Poi il lavoro è aumentato e abbiamo capito che non potevamo vivere in una città inquinata, con ritmi impossibili: così abbiamo preso una grande villa con un parco a Turbigo, che abbiamo gestito per sette anni. E’ l’inizio della comunità “La Città della Luce”. Sembra un sogno impossibile da realizzare, eppure giorno dopo giorno il progetto si struttura e si definisce in modo sempre più chiaro: creare un Nuovo Modello di Famiglia, di Economia e di Società”.
Un modello per cambiare il mondo
La Città della Luce diventa nei primi anni 2000 un’organizzazione sempre più efficiente e complessa, nascono diversi rami di attività, imprese individuali gestite dai quei membri della comunità che hanno compiuto un valido percorso di crescita personale e professionale. A questo punto Turbigo diventa troppo piccolo e nel 2006 la sede viene spostata nelle Marche.
Ma come funziona la comunità?
“Siamo in comproprietà e stiamo prendendo altre case, per sviluppare i nostri progetti”, continua Carmignani. “Ciascuno mette le proprie risorse a disposizione e condividiamo il tempo, i beni, i talenti. L’idea è quella di cambiare il mondo, attraverso un nuovo modello fondata sull’amore e sulla consapevolezza, sostenibile nelle relazioni e capace di usare le risorse in maniera rispettosa nei confronti dell’ambiente e di tutti gli esseri viventi. Il primo punto è guarisci te stesso, poi guarisci le tue relazioni, quindi fai pace con i genitori, i fratelli, con le persone con cui hai problemi, realizza te stesso e quindi il tuo compito per cui sei arrivato sulla Terra; e quando hai guarito le tue relazioni e scoperto il tuo talento, a quel punto sei pronto per il servizio, per aiutare il pianeta. Il senso, lo scopo della comunità è quello di mettere insieme persone diverse, per condizione sociale, emozionale, culturale, senza distinzione alcuna, creando una struttura in cui la persona sia valutata per quello che è e non per quello che ha o che fa, un luogo dove le persone imparino a vivere insieme superando pregiudizi, preconcetti, condizionamenti. Il punto è imparare a stare insieme in armonia, accettando anche il possibile conflitto, facendo lavoro di gruppo per processare i nostri conflitti personali e vedere l’aspetto proiettivo delle figure genitoriali, molto con le costellazioni familiare.
Come vi mantenete?
“Con i corsi, che organizziamo qui in sede, ma anche in altre parti d’Italia.
Qui nelle Marche siamo quarantacinque persone che lavorano, chi sa fare una cosa la fa. Per tentare l’autosufficienza, dal 2010 siamo un’azienda agricola: abbiamo dieci ettari di terra, in cui si coltiva frumento (ci facciamo le farine, vedi anche: www.agricolturaconsapevole.it), produciamo ortaggi, principalmente fave, piselli e patate, andiamo anche a far la vendemmia dai vicini, in mezzadria al 50%, per avere vino e uva. Coltiviamo ulivi – ne abbiamo seicento – per fare l’olio, abbiamo orto sinergico coltivato secondo i principi dell’agricoltura di Masanobu Fukuoka (botanico e filosofo giapponese, pioniere dell’agricoltura naturale o del non fare, http://it.wikipedia.org/wiki/Masanobu_Fukuoka ndr.) in cui non si usano, concimi, non si ara, ma si lascia che la natura faccia il suo corso, mettendo insieme più piante che hanno un’azione concimante e antiparassitaria, con principi simili alla permacultura. I prodotti dell’orto (pomodori, peperoni, zucchine e altre varietà di verdure) servono prima per la comunità e poi vendiamo quello che ci rimane attraverso un gruppo di acquisto, il GAS. Siamo autonomi anche per il fabbisogno di uova, dato che abbiamo venti galline e anche dodici alveari per la produzione di miele. Inoltre facciamo parte dell’Associazione artigiani del Comune: abbiamo uno shop benessere, per il quale Francesca ha creato una linea di prodotti cosmetici ayurvedici (la linea Jala), mentre Giovanna fa gioielli con metalli, Etichic.
Progetti: un modello da espandere
In tutta Italia e nel mondo ci sono progetti di cambiamento e, nonostante tutto, assistiamo a un aumento di consapevolezza in cui mi sembra vi inseriate anche voi.
“Qui c’è una crescita costante di persone che vivono qui o frequentano il centro. Inoltre c’è una crescita dal punto di vista economico del 15-20% all’anno, anche come introiti. Per il futuro, il progetto è ampliare l’agriturismo, vogliamo fare anche del turismo (qui c’è vicino il mare), ma anche espandere la Città della Luce come modello. Chiunque può venire qui quanto vuole, possiamo ospitare per qualche giorno anche un centinaio di persone. Più che un ecovillaggio, la nostra comunità lavora sulla crescita personale. Facciamo scuola di formazione per diventare operatori olistici, una scuola di counseling a indirizzo corporeo e sistemico e anche dei corsi per insegnanti.
Uno dei progetto è scuola per bambini, per i quali facciamo già corsi di Reiki”.
Me ne vado, dopo aver fatto un giro anche nell’orto, dando uno sguardo sui campi e sul panorama, in questa bella giornata di sole. Sognando una società che a qualcuno può sembrare utopica, basata sulla cooperazione, il rispetto, l’unione, la tolleranza, la compassione, il non giudizio… Ma sono sicura: un seme è stato gettato da più parti, occorre unire le forze per costruire un mondo migliore.
Autore: Karmanews.it
